BIO: ETTORE BONAFE’

Eccomi qua,
cercherò di raccontarmi e di mettervi al corrente di ciò che ricordo di me stesso in questi 50 anni di vita , dei quali trentatre da musicista.
Sono nato la mattina del 25 di maggio, senz’altro uno dei mesi più belli, dell’anno 1955 a Firenze e ho trascorso il primo anno di vita in una casa in Piazza S.Croce. Se penso alla mia infanzia mi rivedo però a Strada in Chianti nella casa della nonna. Mia madre, Anna, ama la musica e canta spesso canzoni o arie d’opera, ha imparato a suonare il pianoforte da sua madre (nonna Fiorenza, brava pianista). Mio padre, Domenico, lo ricordo che fischietta (fischiava molto bene), credo che abbia suonato il tamburo forse da ragazzino o da militare. Il mio primo approccio con la musica è registrato in un nastro dove all’età di cinque anni canto per la zia Clara, che era andata a vivere a Lima in Perù, la canzone “la casetta in Canada”. Di quel periodo è anche una foto che mi ritrae nel giardino della casa di Strada con una chitarra in mano. Qualche anno dopo provo a studiare il piano dalla zia Lina, per fortuna non guidava la macchina perché aveva un piede destro particolarmente pesante. La zia mi scoraggia perché faccio troppo affidamento al mio orecchio e ho poca voglia di solfeggiare!! Finalmente, in terza media, il mio grande amico Giuseppe Cancellieri (oggi bravissimo chitarrista classico) inizia a suonare la chitarra e io mi faccio insegnare da lui i primi accordi e così per qualche anno suoniamo insieme (Donovan è il nostro favorito). Per il mio sedicesimo compleanno ricevo in regalo una vera chitarra folk, una Yamaha FG180 (ce l’ho ancora!) e così West Coast, Beatles, Battisti e tante composizioni originali chiamate simpaticamente dagli amici Guttalax 1, Guttalax 2, ecc. Negli anni del liceo suono tanto, sono in classe con Marco Geronimi e con lui e Carlo Puglielli andiamo a suonare per le occupazioni di scuole, di fabbriche insomma ogni occasione è buona. Arriva nella mia classe Stefano Nosei e con lui suoniamo ancora di più (Stefano è pazzesco, canta qualunque canzone della west coast , sa imitare perfettamente tutti da Neil Young a James Taylor ed è pure un bravo chitarrista). Qualche anno dopo conosco Massimo Petri, flautista e Sergio Brandi, violoncellista e con loro facciamo un po’ i buskers, si raccatta qualche lira. Massimo mi propone di entrare a far parte di un gruppo che suona musica tradizionale toscana, accetto e imparo anche a suonare (malamente) il mandolino. Il gruppo si chiama “Cartacanta”, composto da Gisella Alberto, Gianfranco Giordo, Massimo Petri e il sottoscritto. Per un paio d’anni suoniamo veramente tanto, feste su feste(dell’Unità).
Poi il Jazz mi folgora. Grazie a John Coltrane scopro una musica che non mi stancherei mai di ascoltare. Mi compro il metodo di Eddie Lang e vado a lezione al C.A.M. Andrea del Sarto da Maurizio Forti, ci provo per un anno. Ecco che nel frattempo viene fuori quella passione che è sempre stata presente nel mio cuore, le percussioni, la batteria, la musica indiana. Nel 1980 decido di tornare in India (c’ero già stato nel ’76) per imparare a suonare musica indiana. A Dharamsala conosco un tablista bravissimo, Thunny Lal e studio con lui per vari mesi nell’arco di un anno che trascorro in quel magico paese. Durante il primo viaggio in India, alla fine degli anni 70 avevo conosciuto un chitarrista di Vignola, Pablo Del Carlo (oggi è un fantastico contrabbassista) e sarà con lui e con il suo amico Luca Barbieri che nei primi anni 80 decidiamo di metterci a studiare seriamente jazz. Da Vignola si trasferiscono da me, abitano (se così si può dire) nel garage a Strada. Luca studia il piano con Francesco Maccianti , Pablo chitarra, non ricordo con chi e io vado a lezione di batteria da Piero Borri (già bravissimo anche se molto giovane). Negli anni immediatamente successivi ho avuto la possibilità di suonare con tanti musicisti, fiorentini e non, e da tutti loro ho sicuramente imparato ogni volta qualcosa di nuovo. La formazione con cui ho suonato di più in quegli anni è stata probabilmente quella con la cantante (oggi anche trombonista) Lucia Cappelli. Nominare tutti coloro con cui ho avuto il piacere di suonare sarebbe veramente troppo lungo e dimenticare qualcuno sarebbe imperdonabile, solo non posso fare a meno di ricordare con tanto affetto Fulvio Sisti, al quale sarò sempre riconoscente per l’amicizia e per la musica che abbiamo condiviso.
In questo periodo ho conosciuto un altro musicista dal quale ho imparato molto, Timothy Kotowich.
Tim abitava a Strada, era percussionista dell’Orchestra Regionale Toscana. Era un ottimo insegnante e le poche lezioni che ho avuto da lui, a casa sua in una grande e bella stanza piena di strumenti a percussione, mi sono state utilissime. Da lui per la prima volta ho potuto suonare vibrafono, marimba, timpani, ho corretto la mia impostazione (il grip ) con le bacchette e con lui ho suonato in una orchestra classica due opere liriche. Tim è un caro amico, purtroppo non lo vedo da molto ma so che adesso è un quotato produttore musicale.
In quegli anni faccio le mie prime esperienze in studio di registrazione. Suono spesso con Alessandro Piccini che è un grande amico, chitarrista, cantante e scrive delle belle canzoni. Riesce ad avere un contatto con Gianni Vergelli che insieme a Fabrizio Federighi ha un’etichetta indipendente la “Kindergarten records”. Con Sandro e Gianni passiamo ore ed ore in studio. Io mi compro una Linn 9000 che è un sequencer campionatore batteria elettronica (per quei tempi una specie di mostro) con cui lavorerò per un po’ alla Kindergarten e in altri studi. Dopo molto lavoro esce finalmente il disco di Alessandro Piccini che si intitola “I marinai di Odz”. Contiene delle canzoni bellissime, peccato che non abbia ricevuto il successo che merita, ma, si sa …. questa è una cosa che capita spesso, purtroppo.
Dopo alcuni anni di tamburi e suoni percussivi, cominciava a riemergere quel desiderio di melodia che non mi ha mai lasciato e così ho investito i miei pochi risparmi (tutti) in un vibrafono Saito e mi sono rivolto al vibrafonista fiorentino che andavo spesso ad ascoltare nei club e mi faceva veramente impazzire, Alessandro Di Puccio. Non è stato facile convincerlo ma finalmente ha accettato di insegnarmi. Lo stesso anno (‘86) è capitato che a Perugia per Umbria Jazz, la Berklee di Boston iniziasse a tenere i seminari estivi di due settimane (che ci sono ancora oggi) e che quell’anno ci fosse una classe di vibrafono tenuta addirittura dal direttore Gary Burton !! Una occasione da non perdere anche se ero un po’ troppo principiante. Così con il mio amico chitarrista Alessandro Piccini siamo andati alle clinics ed è stata senz’altro una bella esperienza. Le lezioni di Gary Burton sull’improvvisazione erano così stimolanti che nonostante le mie poche conoscenze uscivo sempre dalla scuola con una gran voglia di ascoltare e di suonare.
Dall’autunno successivo ho frequentato il CAM a Scandicci dove ho studiato vibrafono e tecnica dell’improvvisazione con Alessandro Di Puccio e armonia con un grande maestro: Mauro Grossi .
Poco tempo dopo, quando ero in grado di suonare decentemente, Klaus Lessman (bravissimo clarinettista) mi ha proposto di far parte di una formazione che riproponesse principalmente il repertorio di Benny Goodman, così con Riccardo Galardini alla chitarra, Walter Paoli alla batteria e Lello Pareti al contrabbasso abbiamo formato gli “Stardust memories”. Successivamente, nel periodo che ho insegnato al CAM, ho avuto occasione di suonare in varie grandi formazioni dirette da Alessandro Di Puccio, esperienze importanti e veramente molto divertenti.
Poi c’è stato il trio con Sandro Tognazzo al flauto traverso e Gianni Zei alla chitarra, suonavamo molte composizioni di Ralph Towner e abbiamo partecipato al concorso “Summertime in jazz” a Prato nel ’92 siamo arrivati terzi. Per noi una grande soddisfazione.
Successivamente ho frequentato per un anno il corso di Fabio Rogai alla scuola di Musica di Sesto per conoscere un po’ meglio le percussioni nell’ambito della musica classica. Ho preso la licenza di solfeggio.
Sempre nel ’92 ho incontrato Riccardo Tesi che era alla ricerca di un percussionista che suonasse anche vibrafono e così sono entrato a far parte del quartetto Tesi-Vaillant con Riccardo all’organetto, Daniel Malavergne al basso tuba e Patrick Vaillant al mandolino (Patrick è un musicista straordinario, uno dei più bravi mandolinisti al mondo oltre ad essere un valido compositore e arrangiatore). Pochi concerti ma ottime esperienze. Poi Riccardo ha deciso di formare un gruppo con musicisti italiani perché anche solo riuscire a vedersi, per provare, con due del gruppo che vivevano in Francia, non era certo semplice. Così dopo poco è nata “Banditaliana” con Maurizio Geri e Claudio Carboni. Con Banditaliana, nelle varie formazioni allargate, hanno suonato tanti bei musicisti (salvo dimenticanze: Italo Andriani, Paolo Casu, Diego Carraresi, Dario Cecchini, Claudio Fossati, Daniele Mencarelli, Piero Leveratto, Lucilla Galeazzi, Nando Citarella, Gabriele Mirabassi, Daniele Sepe, Ginevra Di Marco, Francesco Magnelli, Marco Fadda, Omino stanco, Silvano Lobina, Valerio Perla, Alessandro Di Puccio) .
Intorno al 1995 Renato Cordovani mi ha proposto di far parte di un gruppo molto divertente, che si chiama “Dadaida”, composto da Renato ai clarinetti, Franco Nesti e Nicola Vernuccio al contrabbasso e, fino ad allora, da Stefano Bambini alla batteria. Stefano si era momentaneamente dedicato ad altri interessi e così sono entrato con vibrafono e percussioni a far parte di questo gruppo. E’ stata un’esperienza molto divertente e completamente nuova perché nei concerti oltre alla musica (bei temi, improvvisazioni molto free e molto interplay) facevamo un sacco di gags coinvolgendo il pubblico. Questa per me era la parte più difficile (non sono così estroverso!), ma quante risate !!!. In qualche occasione abbiamo avuto ospiti eccezionali come Matthias Shubert o Stefano Bartolini.
E’ in questo periodo che comincia a realizzarsi un vecchio sogno, quello di formare un gruppo di sole percussioni insieme al mio amico Paolo Casu. Paolo mi fa conoscere Mario Seggio e così formiamo un trio di sole percussioni che si chiamerà “Fuentes”. E’ fortissimo, proprio divertente ma per renderlo più coinvolgente decidiamo di provare a aggiungere un altro strumento. Prima con Paolo Chiavacci al violino, poi Fabio Galli sax tenore e infine il magico Sergio Gistri alla tromba . Mario decide di lasciare il gruppo, ha un’impegno da mantenere con i “Dirotta su Cuba”. Collaboriamo con Celestine ‘Nguame, un acrobatico ballerino della Costa D’Avorio che vive a Firenze e partecipa quasi sempre ai nostri concerti. La musica africana comincia a diventare una parte importante del nostro repertorio. A questo punto c’è un bellissimo incontro, conosco, con Paolo, un musicista giovane che è in quel periodo a Firenze con il balletto nazionale della Costa D’Avorio, Brahima Dembelè. Brahima suona divinamente il jembè, ma anche il balafon, la kora, i dun-dun, canta, è una persona molto simpatica. Con lui imparo un sacco di cose sui ritmi africani e nel repertorio di Fuentes adesso c’è molto spazio per la musica africana. Suonano e ballano, quando è possibile, con Fuentes: Sanà Soro, Claudine Zemasà e altri amici africani. Decidiamo di fare un disco, e soprattutto grazie alla generosità e all’amicizia di Gianluca Sibaldi, lo registriamo nel suo studio a Pistoia. Ci suonano anche Sanà Sorò, Antonio Gentile, Alessandro Agostini, Alessandro Fabbri e Bolivar Miranda. Esce nel ’98 col nome di “Garam Masala”, distribuito da Materiali Sonori. Poco prima che iniziassimo a registrare Luca Flores prese una decisione tremenda, quella di togliersi la vita. Avevamo parlato insieme di certe sue origini africane e della possibilità di fare qualcosa insieme, sulla musica africana. Sento che questo disco lo devo molto anche a lui.
Sergio Gistri piano piano trasferisce la sua magia nella costruzione di strumenti, e oggi è un rinomato liutaio, fa viole da gamba e per fortuna ogni tanto suona ancora.
Adesso, nei Fuentes, è la tromba di Luca Marianini a soffiare ancora brezze magiche.
Nel ’94 Maurizio Dami mi aveva proposto di suonare tabla con lui e un flautista indiano: Bolivar Miranda. E’ stato un tuffo nella musica indiana e si chiamava “Music for meditation”.
Maurizio, che oggi è un Dj conosciuto nelle discoteche di tutto il mondo come Alexander Robotnick, è uno che ascolta, macina, digerisce ogni musica e sforna poi dei progetti e dei dischi bellissimi. E’ per merito suo, principalmente, se il trio continua, sempre col suono inconfondibile del Bansuri di Bolivar, a suonare e tra il ’94 e il 2000 escono tre dischi. Il primo si chiama come allora si chiamava anche il gruppo: “Music for Meditation”, poi cambiamo il nome in Masala ed escono per Materiali Sonori: “Masala” nella collana Drop (7) con il piano di Stefano Bollani in un brano e “Lucid dreams”- Drop (7.3) con ospite, tra gli altri, Ranieri Cerelli alla chitarra.
Nel 1996 Roberto Nannetti, grande amico e chitarrista, mi propone di entrare a far parte del gruppo che accompagna Sergio Caputo (sono stato ospite in un disco di Roberto, “L’uomo che canta” a nome del Quartetto Acustico Latino. Cercatelo, è molto bello!!) . Roberto suona con Sergio da tanti anni. Devono trovare un sostituto a Naco che è molto impegnato, così Roberto fa il mio nome, ovviamente accetto con grande piacere. Da allora suono spesso la batteria con Sergio quando decide di tornare in Italia (vive negli U.S.A.) e fare un po’ di concerti. Ho collaborato con lui in due suoi dischi (“I love jazz” e “Serenadas”) siamo stati al festival di S.Remo, a tante trasmissioni televisive, festivals. La formazione più stabile è stata quella con Roberto Nannetti, Giulio Visibelli che suona splendidamente flauto e sassofoni, Raffaello Pareti al contrabbasso ma, suonare con Sergio è anche una occasione per conoscere tantissimi musicisti ( Gilson Silveira, Luca Marianini, Stefano Scalzi, Satyamo, Luca Pirozzi, Karl Potter, Bicio Caldura, Marco Micheli, Mauro Beggio e molti altri).
Il 27 gennaio 1997 succede la cosa più bella che mi sia capitata fino ad ora: nasce mia figlia Margherita.
In questi ultimi anni, la maggior parte del mio tempo è dedicata alla collaborazione con Banditaliana. Suoniamo molto e quindi viaggiamo molto (siamo stati in tutta Europa, in Canada), è un gruppo che richiede impegno ma offre in cambio molte soddisfazioni . Siamo oggi al terzo disco e abbiamo ricevuto diversi premi…cercheremo di fare sempre meglio.
In questi ultimi 10 anni, circa, ho avuto il piacere di scrivere musiche e a volte di suonare dal vivo in vari lavori di Marinella Salerno ( Fabbrica Europa 1995, 1996), una danzatrice e coreografa molto brava che vive a Firenze.
Un’altra collaborazione nell’ambito della danza è con Lorella Rapisarda ,danzatrice, coreografa e esperta in analisi del movimento, e con lei teniamo occasionalmente un seminario che si chiama “Ritmo e movimento” (non perdetevi il prossimo !!!)
Dall 2002 al 2004 ho avuto anche occasione di suonare molti concerti con “Tamburi del Vesuvio” la formazione del vulcanico Nando Citarella. Uno spettacolo molto bello con tante percussioni e danza, molta musica napoletana, ovviamente, ma anche di tutta l’area mediterranea. La formazione più numerosa è con Nando voce (che voce!),chitarra e tamburelli, Gabriella Aiello voce (bravissima), Valerio Perla congas e altre percussioni, Abdalla Mohamed darbouka, riq e naj, Paolo Cimmino tabla, tammorre e altre percussioni, Carlo Cossu violino e didjeridoo, Paolo Modugno davul, bendir e altre percussioni, Raul Scebba batteria, Nathalie Leclerc, Valentina Mahira, Mariapia Cammarata e Stefano Fraschetti alle danze.
Qualche anno fa ho conosciuto a Siena Jazz (dove insegno) Giulio Stracciati che è un chitarrista sorprendente e con lui ho registrato due dischi. Il primo “Musica con vista” con Mirco Mariottini al clarinetto e Ferruccio Spinetti al contrabbasso, il secondo “Migrazioni”del 2005 con una formazione :”Nu-trio” che stiamo portando in giro per l’Italia (tagli alla cultura permettendo) formata da Giulio Stracciati alle chitarre, Silvia Bolognesi al contrabbasso e io al mio set “batteria etnica”.
All’inizio del 2005 Ezio Guaitamacchi, noto giornalista, critico musicale e direttore della rivista Jam, mi ha chiesto di suonare in un disco di cover degli anni 60 (sulla generazione Peace & Love della California ). Ezio è un bravo chitarrista e una carissima persona, ha scritto un libro che si intitola appunto Peace & Love, molto bello, e al quale ha allegato il CD di cui parlavo. Poi Ezio e Roberto Monesi, altro bravo musicista e persona molto cara, sono riusciti a mettere su uno spettacolo che parla appunto della rivoluzione psichedelica in California negli anni ’60 e dove suoniamo alcuni brani del CD. La bella voce è di Brunella Boschetti Venturi, le chitarre di Ezio. L’estate del 2005 ha partecipato allo spettacolo Country Joe Mc.Donald. Per me è stata un’esperienza bellissima. Joe è stato uno dei miti della mia gioventù, quello che in divisa militare cantava una canzone contro la guerra in Vietnam quando ha inaugurato il festival di Woodstock con il suo gruppo “Country Joe and the Fish “ !!!
Recentissima è l’uscita di un disco che ho realizzato con una formazione nuova (siamo insieme da un anno) con Anna Granata alla voce, Mino Cavallo alla chitarra, Claudio Carboni ai sax e Amedeo Ronga al contrabbasso. Il gruppo si chiama “Elianto”, suoniamo musica acustica, per lo più composizioni originali, potremmo definirla world music. Il disco si chiama “Danza libera” ed è distribuito da Materiali Sonori. Un bel lavoro che dovete assolutamente sentire.
Beh ! Se siete arrivati a leggere fino a qui, vuol dire che siete proprio instancabili e allora prometto che aggiornerò queste lunghe pagine o meglio vi terrò informati delle mie attività.